IL CONVITTO PRINCIPE DI PIEMONTE NELLE RIPRESE VIDEO DELL’ISTUTUTO LUCE

IL CONVITTO PRINCIPE DI PIEMONTE NELLE RIPRESE VIDEO DELL’ISTUTUTO LUCE

La città di Anagni vanta una illustre tradizione in campo educativo con la presenza sul territorio di diverse istituzioni scolastiche di estrazione  laica e religiosa che hanno influenzato  la vita del comprensorio negli ultimi di 100 anni.

Se il prestigioso Collegio Leoniano voluto da Papa Pecci rappresenta il fiore all’occhiello dell’educazione di ispirazione ecclesiastica per la presenza dei gesuiti nella sua gestione, i due convitti “Regina Margherita” per le ragazze e  “Principe di Piemonte” per i ragazzi, rappresentano la risposta laica dello stato liberale post unitario alle esigenze di formare una valida classe dirigente della nuova comunità nazionale formatasi solo pochi decenni prima.

L’idea di costituire ad Anagni un convitto di alto livello educativo da destinare all’educazione dei figli dei dipendenti pubblici rimasti orfani risale al 1909. Fu in quell’anno che la municipalità di Anagni individuò nel terreno dell’ex convento dei Cappuccini, comprendente l’antica chiesa di San Pietro in Vineis, divenuto di proprietà demaniale, l’area da destinare a tale opera. Le inevitabili lungaggini burocratiche e il periodo bellico fecero finire nel dimenticatoio questo progetto che fu ripescato in qualche modo nel 1927 quando il consiglio comunale riprese e confermò la delibera del 1909. Oltre alle somme già stanziate il comune di Anagni si impegnò a fornire a titolo gratuito luce ed acqua alla neonata istituzione che venne inaugurata nel 1930 al termine dei lavori affidati all’architetto Alberto Calza Bini che insieme a Piacentini era uno dei più quotati urbanisti dell’epoca.  Opera importante realizzata da nomi importanti e non è un caso quindi che l’Istituto Luce fosse presente all’inaugurazione. Il breve filmato, senza commento sonoro, è stato digitalizzato e messo in rete sulla piattaforma Youtube dall’Istituto Luce e costituisce una interessante testimonianza d’epoca della vita nella  nostra città durante gli anni 30.

Cinque anni dopo, sempre alla presenza delle cineprese dell’Istututo Luce, il Principe di Piemonte Umberto di Savoia, il futuro “Re di maggio” Umberto II visitò il convitto con la consueta coreografia di folla plaudente, esercizi ginnici e discorsi di circostanza. 

Otto anni dopo Umberto sarebbe ritornato nella nostra città in ben più tragiche circostanze che culminarono con le vicende dell’otto settembre. Questa la ricostruzione della permanenza anagnina di Umberto di Savoia secondo il sito www.reumberto.itUmberto di Savoia risiedeva ad Anagni da appena una settimana. Dal 2 settembre, infatti, egli aveva trasferito li suo comando da Sessa Aurunca in quest’altra località distante non più di sessanta chilometri dalla Capitale e celebre per lo schiaffo che Guglielmo di Nogaret, cancelliere di Filippo il Bello, diede con la mano inguantata di ferro, al vecchio pontefice Bonifacio VIII. Quel trasferimento non era stato dettato da necessità militari ma era stato consigliato dalla piega sempre più tragica che andavano assumendo gli avvenimenti sotto l’incalzante pressione del nemico già profondamente penetrato nel nostro territorio dopo i riusciti sbarchi in Sicilia e in Calabria. Da Anagni Umberto di Savoia avrebbe dovuto dirigere le operazioni militari che vedevano impegnate tre armate, tutte teoricamente ai suoi ordini, la quinta comandata dal generale Caracciolo, la settima alle dipendenze del Duca di Bergamo e i resti della sesta, che un tempo era stata l’armata di Roatta, in Sicilia.”