POST INDUSTRIALIZZAZIONE, LOGISTICA E TERRITORIO

 

La logistica non conosce crisi, anzi, contrariamente alle produzioni industriali classiche, ormai da lungo tempo delocalizzate, il settore vanta numeri sempre in crescita sia per la movimentazione delle merci che per il fatturato. La rivoluzione del modello consumistico individuale e familiare che privilegia gli acquisti on line  è in atto da lungo tempo e negli ultimi due anni caratterizzati dalla pandemia questa tendenza si è ben consolidata e non passa giorno che non si abbia notizia di qualche grande azienda della distribuzione che decide di realizzare nuovi hub o ingrandire quelli già esistenti.

Le zone pianeggianti, di facile accesso, magari in prossimità di svincoli autostradali o snodi ferroviari, sono quelle più adatte per questi insediamenti che consentono di ricevere e spedire in tempi rapidissimi e a costi contenuti beni di ogni genere. Quello che fu il comprensorio industriale di Anagni si è rivelato particolarmente adatto per questo genere di attività e le aziende dedicate al trasporto merci e alla logistica stanno occupando gli spazi che negli anni 60 furono destinati all’industria manifatturiera che nei 20 anni successivi modificò radicalmente le caratteristiche del territorio prima dell’inevitabile declino iniziato già a partire dai primi anni 80 con le crisi dei grandi opifici di Anagni e dintorni.

I grandi insediamenti industriali e i grandi numeri occupazionali di quel ventennio sono un lontano ricordo. L’automazione e i processi informatici sempre più veloci e performanti consentono a poche centinaia di persone, spesso con contratti atipici, di movimentare una mole di merci impensabile fino a qualche decennio fa e queste strutture non si fermano mai. La fornitura di Medicinali, alimenti, tabacchi, elettronica di consumo e altro non consente pause e questo provoca inevitabilmente delle ricadute non sempre positive sul territorio, a partire dal traffico automobilistico. I giganti della strada una volta usciti dalle autostrade vanno a impattare sul traffico locale, sull’emissione di gas serra e sull’usura del manto stradale che da sempre nel nostro comprensorio  costituisce il vulnus nel settore della mobilità. Tutte queste criticità, già presenti sul territorio, sono tornate prepotentemente all’attenzione dell’opinione pubblica a partire dalla vicenda del bio digestore.

Per forza di cose il consumo di suolo necessario agli insediamenti sia a livello produttivo che amministrativo è piuttosto consistente: si va dai 15 mila fino ai 35 mila metri quadrati, a seconda del tipo di attività e della quantità di merci lavorate. In questo ambito  diverse aziende stanno cercando di darsi una immagine “green” adottando politiche eco sostenibili a sostegno della propria attività. Queste iniziative sono ovviamente più che encomiabili, anche se per il momento possono essere considerate più che altro come espressione di buona volontà nei confronti di un comprensorio che avrebbe bisogno di interventi di ripristino ambientale ben altre dimensioni.

Un altro aspetto non trascurabile  di questo importante segmento della nostra economia è la vicenda umana e professionale degli addetti al trasporto merci, che nonostante i periodici proclami a favore del trasporto su ferro, viene ancora effettuato in gran parte su gomma. Quello del conducente di grandi mezzi commerciali è un lavoro duro che si svolge sempre a ritmi incalzanti per un mercato che non si ferma mai. Gran parte dell’esistenza di queste persone si svolge dentro le grandi motrici, tra carico e scarico intervallati da migliaia di chilometri di strade grandi e piccole percorse in tutto il continente.

La logistica è un settore vitale della nostra economia, da essa dipendono i nostri consumi e in generale il nostro benessere. Grazie alla distribuzione vivono le aziende produttrici vicine e lontane e l’intero ciclo economico in definitiva ne è debitore. Tutto ciò ovviamente non è a costo zero e nel nostro servizio abbiamo cercato di valutare e capire ciò che accade sul nostro territorio. Buona visione !