BERGOGLIO E MUJICA

SE NE SONO ANDATI A POCHI GIORNI DI DISTANZA L’UNO DALL’ALTRO: JORGE MARIO BERGOGLIO-FRANCESCO, IL PAPA DEGLI ULTIMI, ARRIVATO DALLA FINE DEL MONDO, AUTORE DELL’ENCICLICA “LAUDATO SI’ E PEPE MUJICA IL CAMPESINO DIVENTATO PRESIDENTE DELL’URUGUAY DOPO 12 ANNI DI PRIGIONE PER AVER LOTTATO CONTRO LA DITTATURA MILITARE.
di Francesco Cecconi
Bergoglio e Mujica sono state due persone caratterialmente ed ideologicamente distanti, unite però sia dalla provenienza geografia e da contesti socio politici assai simili che dal buon senso e dalla consapevolezza che mettere le persone al centro dell’azione politica e pastorale è il più grande servizio che si possa rendere al genere umano.
Il Papa e il Presidente, ognuno nel proprio ruolo, sono stati la testimonianza concreta che l’America Latina non è solo il continente che ha prodotto personaggi come Pinochet, Videla, Banzer e altri dittatori gallonati, non è la terra dove ancora oggi l’invasivo neoliberismo nord americano, attraverso le multinazionali e le iperattive sette evangeliche, cerca di tenere sotto controllo e sfruttare come ha sempre fatto il proprio “cortile di casa”, ma è anche un laboratorio di diversità economica e culturale dove si cerca di reagire in qualche modo al modello economico predatorio dell’ingombrante vicino dell’emisfero nord, che da un paio di secoli, a partire dalle guerre di indipendenza dalla corona spagnola, ha provocato disastri inimmaginabili in tutto il continente.
Chi nel 2017 avesse avuto l’opportunità di partecipare a qualcuno degli eventi o mostre legati al Sinodo per l’Amazzonia convocato a Roma da Papa Francesco, avrà constatato con i propri occhi come lo sfruttamento selvaggio, a vantaggio di pochi, degli ambienti naturali che sono la casa comune di tutti noi, provochi danni ecologici, economici e umani di cui prima o poi anche le persone comuni, residenti anche a migliaia di chilometri di distanza, saranno costrette a pagare il conto.

Prendersi cura dell’ambiente e sviluppare economie sostenibili dovrebbero essere obbiettivi comuni per tutti e non elementi di contrapposizione come invece accade su istigazione interessata dei negazionisti del cambiamento climatico. Scrive Bergoglio nella sua enciclica: “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. […] Meritano una gratitudine speciale quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo. I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi”.
In un discorso del 2013, affrontando lo stesso argomento, Pepe Mujica disse: “Perché abbiamo creato questa civilizzazione nella quale stiamo: figlia del mercato, figlia della
competizione e che ha portato un progresso materiale portentoso ed esplosivo. Ma l’economia di mercato ha creato società di mercato. E ci ha rifilato questa globalizzazione, che significa guardare in tutto il pianeta. Stiamo governando la globalizzazione o la globalizzazione ci governa??? È possibile parlare di solidarietà e dello stare tutti insieme in una economia basata sulla competizione spietata? Fino a dove arriva la nostra fraternità? La sfida che abbiamo davanti è di una magnitudine di carattere colossale e la grande crisi non è ecologica, è politica!”
Bergoglio e Mujica, nei limiti delle loro possibilità, ci hanno provato, hanno provato ad andare oltre, non limitandosi alle contingenze del momento. Hanno piantato dei semi che potenzialmente potrebbero dare buoni frutti, ma sta alle persone di buona volontà e soprattutto di buon senso, farli germogliare. Di certo, senza di loro il nostro mondo è un luogo più triste e più povero.