DA HIGHBURY A WEMBLEY, QUANDO LA NAZIONALE DEI CAMERIERI IMPARTI’ UNA SEVERA LEZIONE DI CALCIO AI “MAESTRI”

Ritaglio d’epoca. La foto del gol di Capello pubblicata dal Corriere dello Sport

 

L’Italia del calcio, quella che riesce a fare il miracolo nei momenti più bui, è di nuovo sul tetto d’Europa e considerato il mediocre spettacolo offerto dal calcio sud americano nella sua competizione continentale, non è escluso che in questo momento l’Italia rappresenti il top del ranking mondiale.  Non accadeva dal 10 giugno 1968 quando nella ripetizione della finale contro la Jugoslavia, Riva e Anastasi scacciarono l’incubo del caporale Pak Doo-Ik che due anni prima, con il suo gol, aveva consentito alla Corea del Nord di battere l’Italia ed eliminarla dal mondiale d’Inghilterra del 1966. Da quella inaspettata e bruciante sconfitta emerse la figura di Ferruccio Valcareggi che ricostruì con pazienza la squadra arrivando al successo continentale nel 1968 e alla finale mondiale del 1970 persa contro l’inarrivabile Brasile di Pelè, Jairsinho e Rivelino. L’Italia del 2021 arriva da una situazione analoga se non peggiore, iniziata con la bruciante sconfitta con la Spagna nella finale europea del 2012 e culminata con l’eliminazione dalla fase finale dei mondiali del 2018 come era già accaduto 60 anni prima. E’ indubbio che l’entrata in scena di Mancini abbia sparigliato le carte in tavola e dato una bella scossa a un ambiente asfittico e ormai rassegnato e tre anni dopo, con sorpresa di molti, la nazionale di calcio è di nuovo una protagonista del calcio mondiale. Valcareggi 1968 – Mancini 2021, sembra un inevitabile destino del nostro calcio risorgere dopo i momenti più bui, peccato che non ci sia più la penna di un Soriano o un Brera a narrare questi momenti di catarsi che fanno bene a tutti, anche a quelli che mal sopportano le misere beghe quotidiane da strapaese legate ai campionati nazionali.

 

Prendendo in prestito il refrain del brano “Three lions” gli inglesi in questi giorni hanno ripetuto e cantato fino allo sfinimento “Football it’s coming home”. Tralasciando il trascurabile fatto che si tratta di un brano molto ironico sugli scarsi successi internazionali della nazionale inglese composto dai due presentatori di una trasmissione simile a “mai dire gol”, possiamo dire che gli inglesi perdono il pelo ma non il vizio, E’ vero che nell’ultima parte del XIX secolo sono loro che hanno codificato le regole del calcio e che le loro colonie all’estero hanno dato vita a squadre blasonate, Genoa e Milan Football  and Cricket Club, tanto per citare le due italiane, ma a livello internazionale hanno vinto ben poco. Negli anni 30, quando probabilmente avevano davvero la squadra più forte del mondo, hanno sistematicamente snobbato le prime edizioni dei campionati mondiali di calcio limitandosi a sfidare e quasi sempre a battere i campioni in carica. La “prima” inglese in una competizione mondiale fu un vero e proprio disastro. Il 29 giugno 1950, a Belo Horizonte, gli inglesi con la loro classica sicumera, si presentarono in campo contro la nazionale degli Sati Uniti composta da calciatori dilettanti e persero 1-0.  Solo nel 1966, con il 4-2 alla Germania la nazionale inglese porterà a casa il suo unico trofeo internazionale. A distanza di anni è stato anche “riabilitato” quello che fu definito “gol fantasma” di Hurst. Le moderne tecnologie di analisi delle immagini hanno confermato che il guardialinee Bahramov aveva visto giusto assegnando il gol all’Inghilterra.

Stadio di Highbury 1934. Un’azione di Inghilterra- Italia

 

Per decenni l’Inghilterra è stata la bestia nera del calcio italiano e per molto tempo quella che a suo tempo venne definita “la battaglia di Highbury” è stata la miglior prestazione della nostra nazionale contro gli inglesi. Il 14 novembre 1934 l’Italia di Pozzo e Meazza, neo campione del mondo, affrontò i “maestri”  nello stadio dell’Arsenal perdendo per 3-2 ma mettendo gli inglesi in grande difficoltà e sfiorando il pareggio con una traversa di Meazza verso la fine dell’incontro. Negli anni successivi ci furono pochi incontri fra le due nazionali e nessuno in un torneo ufficiale. Furono per lo più sconfitte, alcune severe, come il 0-4 del 1948 e pareggi, almeno fino al 1973, l’anno del doppio miracolo. In quell’anno cadeva il 75 anniversario della fondazione della FIGC e per celebrare l’evento la federazione organizzò una serie di incontri con squadre di rango, compreso un doppio confronto tra Italia e Inghilterra.

Il primo si giocò a Torino il 14 giugno 1973 e in quella occasione il duo d’attacco della Juventus Anastasi-Capello regolò  gli inglesi con un secco 2-0. Dopo 40 anni il tabù Inghilterra era rotto, ma il meglio doveva ancora venire perché il 14 novembre 1973 le due nazionali si affrontarono nuovamente, questa volta sotto la pioggia di Wembley. Anche se l’incontro era catalogato come “amichevole” si svolse tuttavia in un clima di tensione alimentato dalla tifoseria ultrà, imbestialita dall’eliminazione della propria squadra ai mondiali del 1974 e dalla stampa britannica che arrivò a definire l’Italia “la nazionale dei camerieri” riferendosi all’attaccante Giorgio Chinaglia che da giovane, per sbarcare il lunario, aveva svolto quel lavoro proprio in Inghilterra. Si trattava di due squadre sul viale del tramonto che avevano ben figurato negli ultimi 8 anni, ma che ormai, pur disponendo di nomi illustri, Moore, Channon, Rivera e Riva, tanto per citarne alcuni, erano decotte. L’Inghilterra come già detto era stata eliminata nelle fasi preliminari, mentre tutti ricordiamo il disastro italiano a Germania 74. Sul continente ormai dettavano legge l’Ajax di Cruijff e il Bayern di Beckenbauer che ben presto avrebbero dato l’impronta definitiva al calcio di quel periodo.

Ritagli d’epoca. La pagina del Corriere dello Sport dedicata alla vittoria di Wembley nel 1973.

 

Le due nazionali si affrontarono in una partita vera, dura, spigolosa. Gli inglesi volevano una vittoria prestigiosa a tutti i costi e non mancarono i momenti di pericolo per la porta di un giovanissimo Zoff, vero protagonista dell’incontro. A quattro minuti dal termine, mentre la partita sembrava destinata allo 0-0, un tiro cross di Chinaglia venne malamente  respinto dal portiere Shilton, Fabio Capello era li a due passi e non ebbe difficoltà a mettere in rete consegnando all’Italia, 39 anni dopo Higbury, una delle vittorie più prestigiose. I commentatori inglesi si scatenarono: la stessa BBC che allora trasmetteva giornalmente in italiano “L’ora di Londra” se ne uscì con un commento sferzante sul gioco difensivo della nostra nazionale. Da giovane ed esaltato tifoso quindicenne indirizzai una veemente missiva di protesta alla redazione del programma: non mi risulta che sia mai stata letta nella rubrica della posta. Il giorno dopo, ancora in preda ad euforico nazionalismo sportivo comprai addirittura il “Corriere dello Sport” che a tutta pagina intitolava “POLVERIZZATO IL MITO DI WEMBLEY”. Il ritaglio è rimasto conservato per quasi 40 anni e tirarlo fuori e rileggerlo dopo un’altra grande impresa calcistica come quella di ieri sera è stato a dir poco liberatorio, quasi a chiudere un cerchio.  Il football è tornato a casa. La casa di chi sa risalire la china col sacrificio e il duro lavoro. L’auspicio è che questo esempio serva anche in ambito extra sportivo per risollevare finalmente le sorti del nostro Paese.